San Cesario di Lecce, 21 Febbraio 2018
Buonasera a tutti,
Mi chiamo Nolita e sono un'operatrice socio sanitaria che lavora in questa struttura.
Sono qui da quasi cinque anni e quando mi dissero che l'incarico era presso l'Hospice di San Cesario, ricordo che mio marito mi disse che questo sarebbe stato un reparto "molto duro" perché avrei trovato pazienti oncologici di solito destinati a morire. "Lo so", gli risposi un po'… urtata, quasi lui non avesse fiducia in me.
… Non aveva tutti i torti.
I primi tempi sono stati molto duri, anche se facevo finta di niente, perché qui si lavora a stretto contatto con la morte.
Abbiamo una relazione molto stretta sia col paziente che con i familiari e ci accostiamo a loro con molta umiltà perché, sembra strano, ma abbiamo tanto da imparare da loro e loro si aprono con noi dandoci completa fiducia. Noi li rassicuriamo, li "coccoliamo" molto spesso, anche se dentro di noi sappiamo bene quello che potrà (o dovrà) succedere da li a pochi giorni… si… spesso da li a pochi giorni.
Ogni paziente ha la sua storia, una diversa dall'altra, ma ognuna piena di sofferenza.
I primi giorni di ricovero del paziente per noi sono molto difficili, dobbiamo trovare il modo di poter interagire senza urtare la loro sensibilità. C'è chi si apre subito dandoci piena fiducia e chi, invece, all'inizio, è molto "distante" con noi, anche se, in questo caso, sono soprattutto i parenti: spesso c'è difficoltà ad accettare questa fase e si comportano con distacco. Grazie a Dio questo dura poco perché capiscono che con noi possono sentirsi "a casa".
Poi ci sono quei familiari che ti fanno domande inaspettate alle quali fai fatica a rispondere: "quanto manca?", "dura ancora molto?", "come ti sembra?" e così via.
Qui può succedere di tutto, anche i miracoli. A volte arrivano pazienti che sono in fin di vita, ma la nostra équipe medica riesce a stabilizzarli tanto che, più di una volta (e l'ho visto con i miei occhi), tornano a casa… non guariti ma in buone condizioni.
Si, forse mio marito non aveva tutti i torti a definire "duro" il nostro reparto, ma ho capito solo con il tempo quello che voleva dire.
Per noi i pazienti sono parte delle nostre famiglie e non è facile restare distaccati dalle loro condizioni, soprattutto quando l'epilogo è dei peggiori, ma ciò che ci da la forza di sorridere ogni giorno, anche quando sappiamo che non ci sarà più nulla da fare, è sempre che con noi loro si sentono tranquilli, sereni, fiduciosi che tutto andrà bene.
Ebbene, non abbiate paura di accostarvi a questa realtà, quello che guadagnerete sarà molto di più di quello che riuscirete a dare.
Nolita